Punto luce settembre 2022 - ECONOMIA, LAVORO E PROMOZIONE SOCIALE

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Carissime e carissimi tutti,

nel camminare insieme sulla via dell’Amore, non possiamo non tener conto di tutti gli infiniti aspetti concreti del nostro vivere quotidiano, nei quali e attraverso i quali siamo chiamati a concretizzare il nostro amore per Dio e per gli altri.

Davanti a mille stimoli e alle varie vicissitudini di ogni giorno dobbiamo continuamente prendere mille piccole e grandi decisioni che ci chiedono di avanzare verso sempre nuovi traguardi, attraverso un costante discernimento e un’umile ricerca della volontà di Dio personale e comunitaria.

 Comunione dei beni e giustizia evangelica

Se stabiliamo con gli altri un rapporto di autentica comunione in Cristo, sperimenteremo la presenza di Gesù fra noi, nella gioia dell'amore scambievole.

L'Amore, che è Dio, quando si incarna nella nostra realtà umana, si esprime in tutti gli aspetti concreti della vita. Le varie dimensioni della nostra esistenza vengono, in qualche modo, assunte da Gesù per riflettere e manifestare l'Amore in modi diversi.

Il primo di questi aspetti concreti, che tutti siamo chiamati a vivere, riguarda l'economia. Potremmo dire che la prima cosa che siamo chiamati a fare, andando dietro a Gesù, è quella di mettere in ordine i nostri conti. Qualcuno, forse, si aspetterebbe che, come primo aspetto, menzionassi la preghiera, e invece no; non per niente la prima cosa che Gesù chiede a chi vuol seguirlo è: «Va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!» (Mt 19,21).

Non voglio qui parlare del voto di povertà che fanno i religiosi e le religiose, ma della povertà richiesta a tutti i cristiani indistintamente. Non c'è compatibilità fra Gesù e una non equa distribuzione della ricchezza. Chiediamoci, allora, quale sia il senso profondo di questo regolare i nostri conti. È la beatitudine: «Beati i poveri in spirito» (Mt 5,3), non si può essere con Gesù e non essere poveri in modo evangelico.

La parola del Vangelo che indica il modo in cui va vissuto questo aspetto dell'Amore è: «Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta» (Mt 6,33). Se cerchiamo Dio, posponendo ogni cosa a lui, tutto il resto, anche il centuplo su questa terra, anche i beni materiali ci saranno dati in aggiunta, perché abbiamo cercato Dio e non i nostri interessi umani. È questa una promessa evangelica: dei primi cristiani è detto che non c'era fra loro nessun indigente, perché facevano la comunione dei beni fra loro (cfr. At 2,44-45).

Se vogliamo essere discepoli di Gesù, veri cristiani del nostro secolo, dobbiamo seguire Gesù in modo totalitario, ognuno secondo la propria vocazione, ma in pienezza.

La maniera concreta di realizzare la comunione dei beni fra noi dipenderà dalle varie situazioni, l'importante è che ciascuno incarni la sua scelta di Dio anche nel modo di usare i pochi o molti beni che possiede, sapendo al momento opportuno metterli a disposizione degli altri.

Il frutto della nostra comunione dei beni sarà allora un patrimonio, un capitale che l'Amore amministrerà a beneficio di tutti. La comunione dei beni realizza la vera giustizia.

Maria, nel Magnificat, indica i criteri di una nuova economia, basata sulla giustizia e sulla comunione, nella quale i ricchi condividono i loro beni con i poveri, in vista di una società più equa.

Quando nelle nostre comunità o nelle nostre famiglie non arriva il “centuplo”, dovremmo per prima cosa esaminarci per vedere se abbiamo veramente cercato prima di tutto il regno di Dio e la sua giustizia; del resto non serve a niente  nemmeno dare i nostri beni ai poveri se non abbiamo cercato prima di tutto il regno di Dio, perché, come dice san Paolo: «E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe» (1Cor 13,3). L'equa distribuzione della ricchezza fra noi è conseguenza dell'amore.

Se ho due paia di scarpe, mentre il fratello o la sorella non ne hanno, io ne do uno.

I primi cristiani ci indicano, nella comunione dei beni vissuta, il fondamento e l'espressione concreta della reciproca carità, come loro anche noi siamo chiamati a mettere in comune i nostri beni materiali e spirituali: talenti, competenze, attitudini, ricordandoci che nella vita si ha sempre quel che si è donato.

Dobbiamo imparare a vedere nelle varie vicende e situazioni, che possono toccarci più o meno da vicino, uno stimolo o una provocazione per rifare la nostra scelta di vita cristiana, vivendo le perenni istanze del Vangelo, che ci aprono ai più poveri: senza tetto, senza casa, senza patria, senza lavoro…

Se ci amiamo scambievolmente come Gesù ci chiede, egli stabilirà fra noi il suo regno di giustizia e di pace.

Nelle nostre umane vicende Dio agisce misteriosamente, con la sua Provvidenza, basti pensare alle parole di Gesù nel Vangelo: «Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro» (Mt 6,28b-29).

Se cercheremo anzitutto Dio e la sua giustizia in ogni momento, tutte le altre cose ci saranno date in aggiunta. Non preoccupiamoci del domani, fidiamoci della Provvidenza, sapendo aprire il cuore agli altri, per questa strada non tarderemo a sperimentare il centuplo promesso da Gesù.

 Il lavoro

Un'altra dimensione importante di questo aspetto dell'Amore è il lavoro: lavoro e capitale vanno insieme; dovremmo coltivare un altissimo senso del lavoro.

Il Verbo di Dio, venendo su questa terra, ha lavorato con le sue mani. Bisogna avere il senso giusto del lavoro: dobbiamo lavorare come Gesù, come Maria e come Giuseppe a Nazareth.

Il lavoro fatto bene, col suo relativo guadagno, ci permette di concretizzare l'amore, contribuendo alla nascita di una società più equa.

Gesù, Maria e Giuseppe, nell'incantevole quadro della casa di Nazareth, ci mostrano la bellezza di una vita povera, semplice e laboriosa, dove il lavoro umano acquista il suo autentico valore.

I frutti del lavoro, ben impiegati, ci permettono di provvedere ai nostri bisogni e di aiutare gli altri, in modo che la circolazione dei beni materiali favorisca la comunione, divenendo fondamento ed espressione concreta dell'amore scambievole.

Il lavoro è il mezzo per guadagnarci la vita onestamente, memori di san Paolo che dice: «Chi non vuol lavorare neppure mangi» (2Ts 3,10), dobbiamo avere un elevatissimo concetto del lavoro, esso non è un'appendice o un'aggiunta alla nostra vita, ma la nostra stessa vita o almeno parte integrante di essa: diamo gloria a Dio lavorando.

Il lavoro o il guadagno sono per Dio e per costruire il Suo Regno; la Provvidenza non farà mai mancare i mezzi a chi lavora per la gloria di Dio.

 Economia comunionale

Il Creatore ha dato il mondo e la terra all'umanità come dono d'amore, perché giovi alla sua crescita umana e spirituale. La possibilità di vivere senza precarietà e di dare un contributo al bene comune è inscritta nella dignità della persona e non può esserle negata.

L'universale destinazione dei beni comporta che ogni proprietà e, in particolare, quella dei mezzi di produzione, diventa ingiusta, se danneggia gli altri, riducendoli in miseria, rompendo il circuito della comunione fra persone, gruppi, popoli, istituzioni.

In un mondo pieno di contrasti e, non di rado, di prevaricazione, è importante la testimonianza di chi sceglie la povertà per il Regno dei cieli, è un richiamo evangelico a vivere la comunione dei beni, perché non ci sia nessun indigente.

Non possiamo chiudere il cuore al grido dei poveri e dei popoli soggetti alla fame e al sottosviluppo.

È tempo di scoprire la possibilità di una nuova circolarità dell'economia, che aiuti i più poveri a entrare nell'economia mondiale come protagonisti, in una sana interdipendenza.

La logica del lavoro e delle imprese non può mirare al solo profitto, ma al rispetto delle esigenze della persona, ma qui dobbiamo parlare della necessità di una nuova visione dell'economia.

La ricerca del regno di Dio “prima di tutto il resto” ci fa scoprire un nuovo modo di concepire l'economia.

Non si tratta di economizzare per abbellire la propria casa, per comprare una macchina nuova o la pelliccia di visone, ma di sperimentare, con la vita, la verità delle parole del Vangelo secondo le quali a chi dà sarà dato e il resto giungerà in sovrappiù (cfr. Lc 6,38; Mt 6,33).

Il centuplo per chi segue Gesù è assicurato.

 La proprietà privata

Il fondamentale diritto alla proprietà e all'iniziativa è l'espressione della libertà della persona, aperta alla comunione. Ogni bene materiale, intellettuale e spirituale ci è dato da Dio per edificare sia chi lo riceve, sia l'intera umanità. Tutto deve circolare, come nella Trinità tutte le cose del Padre sono del Figlio e viceversa (cfr. Gv 16,15).

  La proprietà privata permette il libero uso e usufrutto dei beni e stimola la creatività; la sua violazione o il suo non riconoscimento provoca non pochi problemi per la pacifica convivenza e lo sviluppo umano e sociale dei popoli. Il diritto all'iniziativa e alla proprietà garantisce il costruirsi di una società guidata dalla libertà e l'instaurarsi di un'economia, in cui il mercato e l'impresa non impediscono la corresponsabilità e la partecipazione attiva delle persone; la collaborazione si attua in modi diversi: o mettendo a disposizione la mano d'opera o il capitale e i mezzi di produzione.

 Ecologia e ambiente

Un'autentica economia, ispirata dal Vangelo, sa, inoltre, che ci sono dei beni che non si possono trafficare, né vendere, né comprare, fra questi, per esempio, la vivibilità dell'habitat naturale del nostro pianeta, ormai minacciato sul piano ecologico. L'umanità è aiutata o danneggiata nella sua crescita dall'ambiente circostante. Enormi sono i danni di un'ecologia sconvolta da un'azione umana sconsiderata.

Vorrei, a questo proposito, citare un'esperienza personale: mi trovavo a Casa Madre, intenta a pregare in Cappella, in un afoso giorno d'estate; ero affranta dalla calura estiva più che tropicale a causa delle conseguenze dell'urbanizzazione, che, a Palermo, ha fatto sparire il verde dalla città.

Immersa in un certo raccoglimento, stavo per formulare un atto di accettazione della sapienza di Dio creatore, che ha voluto il caldo e il susseguirsi delle stagioni, quando mi sono fermata e ho capito che, nella mia preghiera di quel momento, non sentivo tanto di lodare Dio per il ritmo del caldo e del freddo dell'anno solare, quanto piuttosto di amare la presenza di Gesù crocifisso nel dolore e nelle piaghe di un'umanità che aveva alterato la natura, invece di collaborare col Creatore. Dio, infatti, ha certamente creato ampi spazi naturali sufficienti per ogni uomo o ogni donna del globo e non ha predisposto, nella sua provvidenza, né che le case in muratura sorgessero, sconsideratamente, una accanto all'altra, né che le macchine e le industrie si addensassero in pochi metri quadrati, rendendo la calura estiva quasi insostenibile per l'assenza della più piccola zona d'ombra in grandi agglomerati urbani.

Come dare noi, fin da ora, il nostro contributo perché il nostro pianeta diventi più vivibile, tenuto conto del riscaldamento globale a causa delle eccessive emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera?

Vigiliamo nel nostro piccolo angolo di mondo perché, per quel che dipende da noi, ogni bene materiale e spirituale sia rispettato e restituito al suo fine, secondo la sua destinazione universale.

Tutto è di tutti. Dobbiamo saper condividere ciò che abbiamo e rispettare l'ambiente in cui viviamo, custodendo il creato, non gettando carte per strada, non calpestando le aiuole pubbliche; mettiamo i nostri talenti a disposizione di chi ce li domanda, promuovendo iniziative efficaci per il bene comune come la scelta dell’energia pulita.

Impariamo ad abbracciare con lo stesso Amore le persone e la creazione, nel loro ordine distinto; amiamo tutti e tutto, momento per momento…

 Promozione sociale

I popoli con le loro angosce ci interpellano drammaticamente.

La situazione attuale del mondo esige un'azione unitaria e articolata, ispirata a un’autentica visione evangelica.

I primi cristiani mettevano tutto in comune e non c'era fra loro nessun indigente, dobbiamo vivere secondo questa visione.

Il mondo è assetato di giustizia, tuttavia non saremo mai capaci di operarla, se non impariamo a condividere ciò che abbiamo con chi ci è più vicino, con chi sta forse di fronte alla porta di casa nostra.

«I poveri… li avete sempre con voi» (Gv 12,8). Dove sono? Bisogna saperli trovare, forse stanno proprio nella cerchia dei nostri parenti. Forse si tratta di quella nostra zia che vive sola e abbandonata, mentre noi stiamo bene e godiamo di tanto superfluo; forse si tratta di un amico, la cui famiglia attraversa un momento difficilissimo.

Apriamo gli occhi, scoviamo come san Vincenzo de' Paoli i poveri nei loro nascondigli, andiamoli a trovare e amiamoli, al punto da "farci perdonare" se portiamo loro qualcosa da mangiare: è un atto di riparazione più che di carità. Solo così il grido dei popoli della fame ci troverà capaci di intenderlo e sapremo lavorare e impegnarci anche sul piano sociale, in modo da favorire il corso della giustizia e della pace nella nostra nazione e fra le nazioni.

La prima giustizia comincia da casa nostra, tuttavia non può arrestarsi né al nostro ambiente, né al nostro paese.

Il mondo esige oggi dei cambiamenti arditi a servizio della fraternità dei popoli, nella lotta contro la fame, l'ignoranza, il sottosviluppo, la miseria. Bisogna adoperarsi incessantemente perché i diritti fondamentali della persona siano rispettati.

Nella misura delle nostre possibilità e capacità, siamo chiamati a dare il nostro contributo nell'ambito della promozione sociale, pur sapendo che la pienezza della comunione non può mai raggiungersi su questa terra a partire da un impegno puramente sociale, perché il regno di Dio non è di questo mondo e l'economia esaustiva è quella della salvezza in cui Cristo Gesù ha assunto la nostra umanità e ha messo in comune con noi la sua stessa vita trinitaria, aprendoci il varco alla Trinità; lì in Dio, nell'eterna beatitudine del Cielo, godremo un giorno quella comunione che avremo ricercato e vissuto su questa terra anche attraverso i segni concreti della carità e della condivisione.

 

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