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Siamo chiamate a vivere in comunione con Dio, con noi stessi, fra noi, con la creazione, con l'intera umanità di tutti i tempi, con gli angeli.

Dio e in lui Maria, i martiri, i santi, i nostri morti, vivono in noi e noi in loro: ecco la Chiesa!

Più grande è l'amore, più grande è l'esperienza della presenza reciproca, del sentirci gli uni dentro gli altri in Cristo. "Tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola" (Gv 17,21).

I santi ci desiderano con loro, in cielo… siamo attesi in Paradiso. Essi ci amano con indicibile tenerezza, hanno viscere di misericordia per la nostra debolezza e i nostri peccati… e noi possiamo accoglierli in noi, non ci resta che prenderli con noi, a casa nostra, vivendo con loro.

Quando nel Padre nostro chiediamo a Dio che sia glorificato il suo nome, è in noi che gli chiediamo di rendersi presente; egli, in se stesso, è completo in tutto e non si arricchisce della gloria che l'umanità può tributargli; così i santi sono glorificati in noi, dalla nostra accoglienza in noi. Essi sussistono eternamente, in Cristo    Signore, vivono per sempre; per la loro partecipazione definitiva alla comunione trinitaria, nel Verbo incarnato, sono in comunione con Dio, con noi, con la creazione. Ineffabile mistero della pericoresi trinitaria fra i santi e le sante del cielo e fra loro e noi! Essi sono in noi e noi in loro:  insieme con loro siamo in Cristo, che ci fa uno, congiungendo cielo e terra in un mirabile consorzio d'amore.

L'inferno è l'ombra destinata in eterno a far risaltare la luce, ad evidenziare la grandezza dell'amore di Cristo, dell'ineffabile mistero del suo sangue sparso gratuitamente per tutta l'umanità, nell'assoluto rispetto della libertà di ciascuno/a.

In Cristo Gesù i nostri spiriti comunicano, misteriosamente, con coloro che ci hanno preceduto, in attesa di sperimentare anche col corpo la pericoresi trinitaria della Parusia. Siamo già insieme in Cristo, nel seno del Padre, con l'intera creazione finalmente liberata, ma ciò che siamo deve ancora rivelarsi attraverso l'itinerario salvifico del tempo.

In Cristo Signore, coloro che amiamo, anche se morti, vivono in noi e noi in loro: la morte ha fissato la loro vita in Dio, liberandola dalla contingenza del tempo, per questo non c'è più per loro alcuna possibilità di crescita nell'amore, ciò fa comprendere la preziosità di un'ora sola della nostra vita, di un solo attimo presente.

Basta un istante per morire e vivere eternamente, basta un istante per abbandonarci con fiducia a Dio e acconsentire alla salvezza.

In Cristo Signore partecipiamo alla natura divina, mirabile vocazione che ci porta al di sopra degli angeli, nei cieli tersi dell'eterna Trinità, fino a gustare un giorno la visione di Dio anche col corpo glorificato. Tutto in noi tende a questo pieno godimento di Dio, che coinvolgerà anche la nostra corporeità. Finché gemiamo nell'attesa della risurrezione, la fede e la speranza, nel crogiuolo della purificazione, ci preparano al possesso di Dio e alla partecipazione alla sua vita, che, in Cristo Gesù, Uomo-Dio, sarà anche "corporea", cioè umana.

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