"Dacci oggi il nostro pane quotidiano" (Mt 6,11)

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Gesù ci ha insegnato a pregare il Padre, chiedendogli ogni giorno il nostro pane quotidiano (cfr. Mt 6,11); è ovvio che si tratti del nutrimento necessario per il nostro corpo, che è uscito dalle mani di Dio stesso e che quindi va trattato con cura e amore.

Dal Vangelo, vediamo, però, che Gesù parla spesso di pane e di cibo anche in riferimento a tutta la nostra persona, che ha bisogno di crescere e di nutrirsi, sia nell'anima, che nel corpo; egli stesso ci dice quale nutrimento può farci sviluppare non solo fisicamente, ma in tutto, quando parlando di se stesso, afferma: "Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato" (Gv 4,34). Fare la volontà di Dio, che è lo stesso che amare momento per momento, ci fa allora crescere bene, in modo equilibrato. Infatti, chi si preoccupa di amare, vive un istante per volta, senza troppo pensare al passato o al futuro e stancarsi con mille preoccupazioni; in questo modo sta più sereno e quello che fa fruttifica di più, sia per l'anima, che per il corpo.

Gesù dice ancora: "Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio" (Mt 4,4). Non ci basta, allora, il pane per vivere veramente, dobbiamo nutrirci anche della parola di Dio, che ogni giorno possiamo leggere, ascoltare e poi custodire nella mente e nel cuore per metterla in pratica. Maria faceva così. La parola di Dio, infatti, non si può sentire o controbattere, come una semplice parola umana. La Scrittura ci invita a mangiarla. Tante sono nel libro sacro, le espressioni di questo tipo: "Quando le tue parole mi vennero incontro, le divorai con avidità" (Ger 15,16) e ancora: "Presi quel piccolo libro dalla mano dell'angelo e lo divorai" (Ap 10,10) ecc.

Come il nostro corpo assimila e trasforma il cibo che ingerisce, così noi siamo invitati a masticare e digerire la parola di Dio, che non ritorna a lui senza effetto (cfr. Is 55,11), senza cioè trasformarci e vivificarci; del resto la parola di Dio vera e propria è Gesù stesso; anche noi siamo e dobbiamo diventare, per così dire, parole di Dio nella Parola, così gli altri, vedendoci potranno leggere il Vangelo nella nostra vita.

Un modo utile per assimilare meglio la parola di Dio, può essere quello di prenderne una per volta ed esercitarci a metterla in pratica per un certo periodo; anche leggere il Vangelo con assiduità è cosa molto proficua.

L'importante è capire che non si tratta di mangiare la Parola tutta in una volta, facendo indigestione, ma di prenderci il tempo di capirla e digerirla; del resto, se approfondiamo anche solo una parola di Dio, progrediamo, per ciò stesso, nella conoscenza di tutta la Scrittura. Ogni singola parola ci mette in comunione con tutta la Parola, che è Gesù.

C'è, infine, un altro pane indispensabile per il nostro spirito e il nostro corpo, senza il quale non potremo vivere eternamente: è Gesù stesso, che nell'Eucarestia ci dà la sua carne e il suo sangue da mangiare, per trasformarci in lui e darci la capacità di risorgere con lui.

Egli dice di sé: "Io sono il pane di vita" (Gv 6,48), ciò significa che, senza di lui, non possiamo avere la vita, che per Dio coincide con l'Amore.

Cibiamoci, allora, spesso dell'Eucarestia, magari facendola precedere da una buona confessione. Quando ci comunichiamo, Gesù, venendo in noi, ci fa una cosa sola con lui  e in lui fra noi.

Per crescere e svilupparci, per vivere e non vegetare, non basta mangiare il pane quotidiano, bisogna anche nutrirci alle due mense della Parola e dell'Eucarestia.

Impariamo, dunque, a fare la volontà di Dio nel modo in cui la Parola ci insegna; lasciamo Gesù Eucarestia venire in noi e trasformare anche noi in parole di Dio non più scritte nei libri, ma viventi in lui.