Palermo, 24 maggio 1998

Oggi vado meglio prendendo coscienza che alla nuova fondazione non sono giunta spinta dal desiderio di dare inizio a una nuova forma di vita consacrata nella Chiesa, quanto dalla percezione di una nuova visione dell'Amore, di Dio Trinità, che mi ha portata a riscoprire i fondamenti della vita cristiana ed ecclesiale, prima ancora che quelli della vita religiosa, in un'ottica di comunione, inglobante in sé anche un nuovo modo di vivere e concepire i voti, più centrato sull'amore reciproco, sulla comunità unita nel nome di Cristo e aperta al resto della Chiesa e dell'umanità.

Per più di vent'anni non ho mai pensato di fondare un Istituto religioso, convinta che la Chiesa avesse già abbastanza opere e istituzioni non di rado soggette ai limiti e alle pecche delle realtà umane. Ero convinta che per il rinnovamento auspicato dal Concilio bisognasse, piuttosto, vivificare e infondere la "linfa dello Spirito", cioè l'Amore, nelle antiche e nuove istituzioni.

Il "dono" datomi da Dio e il mio conseguente impegno di vita era però del tutto inconsueto e originale rispetto all'Istituto religioso in cui mi trovavo e non è stato, di fatto "integrato" e accolto all'interno di quella struttura, così la Chiesa ufficiale, intervenendo e facendo un adeguato discernimento, si è mostrata benevola e pronta ad approvare la nascita di una nuova famiglia religiosa: "culla" necessari per permettere a una nuova "grazia" dello Spirito di esprimersi e operare a favore della Chiesa e dell'umanità.

Fondare ha significato per me seguire le indicazioni della volontà di Dio e della Chiesa attraverso le circostanze anche difficili in cui mi sono venuta a trovare; per questa strada ho anche espresso la mia fedeltà alla vocazione all'Amore, a cui Dio mi ha chiamata.

Oggi non mi resta che vivere, vivere, vivere, compiendo l'opera e la missione che il Signore mi affida.