Novembre 2013 - Godiamo di Dio

Questa meditazione della Madre viene approfondita per tutto il mese, negli incontri promossi dall'Istituto delle Suore del Bell'Amore e relativi Cenacoli, come anche altrove.

Meditazione proposta dalla Madre come Punto luce del mese di novembre 2013. 

godiamo di dio internet.mp3

Godiamo di Dio

Carissime e carissimi tutti,

mi sembra importante in questo mese tornare a meditare su un punto fondamentale della nostra spiritualità e della vita cristiana in genere, si tratta di imparare a godere di Dio, si tratta cioè di mettere in pratica la frase del salmo che ci invita a "gustare e vedere quanto è buono il Signore" (cfr. Sal 34,9), dove dire buono significa anche "bello".

 

Il gusto della bellezza

Spesso, nella nostra ricerca di Dio, mescoliamo tante altre cose, che non sono cattive, ma che ci impediscono una vera esperienza dell'Amore bello, finiamo così col non riuscire a gustare e a vedere com'è buono il Signore (cfr. Sal 34,9).

A volte pensiamo che dobbiamo obbedire a Dio, rispettarlo, onorarlo, lodarlo, fare la sua volontà, amarlo; forse non abbiamo pensato che dobbiamo giungere a "gustarlo". Gustare è, in qualche modo, godere di Dio.

Il gusto e il godimento coinvolgono la dimensione sensibile e spirituale della nostra persona.

Perché non riusciamo a gustare e a godere Dio? Perché abbiamo perso il gusto della bellezza, è una conseguenza del nostro peccato. Solo attraverso un cammino di purificazione possiamo riacquistare quella libertà, che ci permetta di ritrovare questa capacità di godimento… eppure l'Amore bello, che è Dio, domanda l'accoglienza in noi di questa limpida gioia.

Non si tratta di un godimento utilitaristico come la soddisfazione, che può venirci dal disporre di un bene o di una qualche ricchezza per un fine particolare. Non siamo qui neanche nel campo morale centrato sulla virtù e sulla ricerca del bene.

L'utile, il bene, il vero sono i criteri di molte delle nostre scelte anche "sante". Persino amare Dio per conquistare il Paradiso, cioè la nostra personale felicità, può essere ancora una maniera di rapportarci con lui un po' interessata.

Soltanto davanti alla contemplazione della bellezza, la creatura umana è capace di uscire fuori di sé.

Davanti a un bel panorama possiamo talmente lasciarci prendere e godere, da dimenticare, anche per un attimo, noi stessi. 

Godere di Dio e degli altri

Quante volte, nel nostro modo di amare, continuiamo a restare noi stessi al centro.

Quante incomprensioni dipendono dal fatto che cerchiamo di imporre le nostre vedute, il nostro punto di vista, le nostre aspettative!

Se solo per un attimo riuscissimo a godere dell'altra persona, con cui entriamo in relazione, senza pensare a niente, allora sperimenteremmo una frazione di cielo, di beatitudine…, ma in genere non ce la facciamo… non siamo capaci né di gustare, né di godere del nostro prossimo. Spesso, incapaci di ammirare, di meravigliarci, di gioire, tentiamo la grande strada dell'impegno morale e, non sempre, pensiamo che il Cristianesimo non consiste tanto in questo: anche i non cristiani possono essere delle persone moralmente virtuose. La santità a cui Dio ci chiama non è un insieme di virtù morali, quante volte sperimentiamo il fallimento del nostro sforzo di amare. Seguendo Dio potremo ritrovarci ad essere pazienti, fedeli, casti, virtuosi, ma come conseguenza della fede e dell'abbandono fiducioso in lui, che ci abita e ci ha fatto suoi figli.

L'Amore bello, che è in noi, ci domanda di godere della Bellezza, che è Dio.

Che cos'è più facile, godere o impegnarsi?

Certamente è più bello godere, ma, a mio avviso, è più facile impegnarsi. Una persona può liberamente decidere di comportarsi bene, ma la gioia non se la può dare… Eppure la Parola di Dio ci comanda di gioire.

«Ve lo ripeto ancora, rallegratevi!»(Fil 4,4), dice S. Paolo: si tratta di un comando. Forse fino adesso non abbiamo preso abbastanza sul serio, nel Cristianesimo, questo comando del godere.

Nell'amore dobbiamo imparare a godere sia di Dio, sia degli altri perché, in un certo senso, il mistero è unico.

Dobbiamo imparare a dire a coloro a cui vogliamo bene col nostro atteggiamento: "Sono felice perché tu esisti!"… e questo al di là di ogni nostra personale aspettativa.

Se impariamo a godere dell'altro perché esiste, dimenticandoci di tutto, anche di noi stessi, sperimenteremo l'Amore puro… bello.

Se volgiamo lo sguardo a Dio, vediamo che è Amore, armonia senza fine: …è …Dio! 

Abbandono fiducioso

Spesso, se non riusciamo a godere, pienamente, di Dio, è perché pensiamo che non siamo degni di lui, che abbiamo peccato; non crediamo abbastanza al suo amore: sentiamo che abbiamo delle cose da regolare con lui e non osiamo neppure "guardarlo".

Altre volte siamo presi dalle nostre preoccupazioni e non riusciamo a vibrare davanti alla gioia di Gesù risorto; siamo interessati al suo aiuto, ma non a godere di lui e della sua infinita beatitudine, senza interessi né spirituali, né materiali, gratis.

Vediamo Dio come colui che ci salva, ci fa andare in Paradiso, ci aiuta con la sua provvidenza, ci sostiene nelle prove, ma non come colui, del quale possiamo godere.

A volte, quando pensiamo di aver vissuto bene, godiamo della nostra santità, della nostra vita rinnovata dalla grazia.

Dobbiamo, invece, imparare a guardare Dio, a gioire persino del fatto che i nostri peccati non tolgono a lui la sua infinita pienezza e beatitudine. Più amiamo Dio con disinteresse, felici di lui, più i nostri peccati sono perdonati, com'è successo al buon ladrone che ha compreso, in croce, la bellezza dell'amore del Redentore crocifisso ed è entrato nella gioia del suo Signore (cfr. Mt 25,21).

Non è in nostro potere amare Dio, se egli stesso non ce ne dà la capacità, ma bisogna che egli sia importante per noi, bisogna che impariamo a guardare a lui non in funzione nostra, ma in funzione sua.

Lasciamo che finalmente Dio sia Dio in noi.

Anche se avessimo commesso i più grandi peccati, cosa sono tutti i peccati dell'umanità di tutti i secoli in confronto alla misericordia di Dio? Sono una mosca sul Cremlino.

I nostri peccati non fanno alcun problema a Dio, ma a noi, al nostro orgoglio. Vorremmo spesso presentarci davanti a lui con le carte in regola, vorremmo arrivare alla fine della vita con tanti meriti, sentendoci a posto…, ma non esiste altro salvatore al di fuori di Gesù. Noi non siamo i salvatori di noi stessi, il peccato più pericoloso è non fidarci di Dio; se proviamo a godere del fatto che Dio è immensamente buono, se per un attimo gustiamo la sua bontà infinita, lo Spirito Santo potrà darci di percepire che siamo amati da Dio, oggetto del suo amore.

Dio è Amore sommo, Bellezza ineffabile…, godiamo del fatto che nessuna nostra sofferenza o prova può distruggere la sua Bellezza o turbare la sua beatitudine, al contrario… la sua Bellezza può trasformarci.

Dio ci basta! Amiamolo, amiamo le persone care in lui, amiamo tutti in lui; godiamo di lui, è il nostro tutto, è tutto! Egli ci invita alla santità: «Siate dunque santi, perché io sono santo»(Lv 19,2).

La vita di Dio è la nostra, la sua santità è la nostra. Egli solo è santo, nessuna creatura è santa, anche i santi sono dei peccatori, che hanno creduto all'amore di Dio.

La nostra santità non aumenta quella di Dio, perché quest'ultima non si moltiplica nelle sue creature, che ne partecipano in un unico stupendo mistero.

Mettiamo Dio al suo posto nella nostra vita, permettiamogli di essere Dio in noi, godiamo della sua santità, anche al di là di noi, lasciamo a lui i nostri peccati e il problema della nostra salvezza; è meglio che ci pensi lui; questa è già la salvezza in atto, questa è la primizia della gioia che ci attende.

 

Viviamo, allora, in questo mese ogni istante nell'amore, imparando a riconoscere la presenza di Dio in ogni circostanza della vita e a godere del suo amore, che è sempre "bello" anche e ancora di più quando si presenta nel volto del dolore di Gesù Crocifisso; cosa c'è di più bello e commovente dell'Amore del nostro Redentore?

Godiamo allora di Dio ogni momento, sia nella gioia, sia nel dolore, è possibile se restiamo nell'amore.

 

Con affetto vi benedico

vostra sr. Nunziella