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Carissime e carissimi tutti,

vi raggiungo in piena calura estiva per riesplorare insieme con voi l’insondabile potenza della Parola di Dio, fonte di vita e forza risanante, non per niente Papa Francesco raccomanda sempre di portare con noi il Vangelo e di leggerlo ogni giorno, sapendo che è proprio Gesù che ci parla.

Fin da giovane ho sempre cercato la verità, per questo mi sono dedicata allo studio della filosofia, ma ben presto ho dovuto constatare che le teorie e il pensiero dei vari filosofi contenevano cose vere, ma non la verità, solo Gesù, che ha detto di sé “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14,6) mi è apparso invece l’unica vera ed esaustiva risposta alla mia sete di Verità. La mia scelta di vita mi ha poi, gradualmente, portata ad approfondire il Vangelo soprattutto a partire dal mistero di Gesù morto e risorto per noi, vivo e operante nelle comunità unita nel suo nome.

Le parole di Gesù accolte e messe in pratica attraverso la lettura dell’uno o l’altro brano del Vangelo mi sono risuonate interiormente come dette a me oggi, come dette a ciascuno di noi in ogni luogo e in ogni tempo.

L’ascolto della Parola di Dio mi è così apparso vero fondamento della vita cristiana; vivere insieme in comunità, nei gruppi in famiglia, una parola della Scrittura dopo l’altra e metterla in pratica, per condividere poi le esperienze concrete, è diventata per me e per tanti una strada di approfondimento della fede e della vita di comunione fra tutti.

Si comprende la potenza della Parola di Dio, che i padri della Chiesa hanno equiparato alla stessa Eucarestia. Dobbiamo nutrirci alle due mense della Parola e del Pane eucaristico, si tratta di due presenze di Gesù che sono una. Aprire, in qualunque momento, il Vangelo e leggerlo, ascoltando la Parola e lasciandola penetrare in noi è come fare la comunione; così come essere distratti e svogliati nell’ascoltare la Parola di Dio è come lasciare cadere in terra per disattenzione il Corpo di Cristo.[1]

La Parola di Dio è Gesù, il Verbo incarnato.

“Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (Mt 24,35). Che significa quest’affermazione di Gesù? Quali parole non passeranno mai? Non certo i vari libri della Scrittura che possono anche essere distrutti da un incendio. Allora, quando le parole di Dio non passano? Quando diventano carne, quando diventano noi, destinati all’eternità.

Siamo noi, fatti Parole vive, che non passiamo.

Resta solo ciò che è Parola di Dio, il resto è nulla.

In che modo possiamo diventare Parola di Dio? Rinnegando noi stessi come dice Gesù: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mc 8,34).

Per prima cosa è, dunque, necessario accostare la Parola di Dio facendo come il vuoto dentro di noi, rinnegando noi stessi, in modo da metterci in ascolto con fede e tradurre nella vita concreta l’una o l’altra parola.

Si tratta di una meditazione un po’ speciale. Vi suggerisco di custodire in voi e portare nella mente e nel cuore una frase letta, un’affermazione di Gesù, ricordando che quella determinata parola del Vangelo da lui detta è davvero una presenza di lui in noi, se cerchiamo di viverla non siamo più soli, siamo con Gesù, che illumina e guida il cammino delle nostre giornate con la luce di quella parola.

Qualunque circostanza della vita può, infatti, essere vissuta dall’angolatura di una qualunque delle parole del vangelo. Se vogliamo, però, percorrere una strada che non sia, per così dire, di santità personale, ma comunitaria, “a corpo mistico”, dobbiamo vivere insieme la Parola di Dio, alimentando così la comunione tra noi e la presenza di Gesù fra noi.

Comunicarsi le esperienze vissute sulla Parola edifica il Corpo di Cristo. Una parola per volta vissuta insieme ci fa diventare comunità, Chiesa viva.

Se la Parola di Dio è Gesù, l’affermazione di Paolo che dice: “Non vivo più io, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20), riferita alla presenza di Gesù nella Parola, fa sì che di ciascuno di noi e delle nostre comunità si possa dire: “Non sono più io che vivo, è la Parola che vive in me; non siamo più noi che viviamo è la Parola che vive in noi... siamo la Parola”. Dovremmo arrivare a poter dire che siamo la Parola e nient’altro, “Parole vive”, solo così la nostra testimonianza di vita cristiana potrà inquietare il mondo, vincere il male con il bene, conquistare mille cuori a Cristo.

Se ci lasciamo guidare dalla Parola, essa genera in noi una forte esperienza di vita evangelica, operando una conversione del nostro modo di pensare e di agire. La Parola accolta e messa in pratica plasma la comunità ecclesiale, ci fa Corpo di Cristo, genera in noi Gesù.

C’è un episodio del Vangelo che ci può illuminare a questo proposito, agli apostoli che si avvicinano a Gesù per dirgli che sua madre e i suoi fratelli stanno cercandolo, egli risponde: “Mia madre e i mie fratelli sono questi: coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica” (Lc 8,21). È, dunque, possibile essere “madre” di Cristo, generandolo in noi e negli altri, se ascoltiamo la Parola e la mettiamo in pratica.

La Chiesa, Corpo di Cristo, è generata dalla Parola e genera Cristo nei cuori che si aprono alla grazia.

La Parola deve guidare la vita di ogni cristiano, le varie frasi del Vangelo e della Scrittura, se vissute, producono gli stessi effetti e tutte conducono a diventare Chiesa viva. Se si è uniti nel nome di Gesù, per la carità reciproca, le parole di Dio si illuminano e si comprendono in modo nuovo, diventando oltremodo efficaci.

Il Verbo di Dio incarnato è oggi presente nell’Eucarestia e nella Parola, fra noi, in noi, nella gerarchia della Chiesa. Una delle sue presenze è, dunque, la Parola di Dio. Vivere l’una o l’altra frase della Scrittura, nel momento presente della nostra vita, è, allora, vivere in comunione con Cristo Signore e cibarsi della Parola, così come ci cibiamo dell’Eucarestia.

Camminiamo, allora, insieme per questa strada, nutrendoci della Parola che ci fa una cosa sola: Corpo di Cristo.

 

sr. Nunziella

 

[1] Cfr. S. Agostino, Sermo 300, 2-3, P.L. 39, 2319.

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